Per evitare il rischio di infortuni nei luoghi di lavoro, il datore di lavoro ha il dovere di andare oltre il DVR: ossia porre in essere una serie di misure, a prescindere dal contenuto del DVR, che possano ridurre al minimo gli eventi di infortunio.
La Corte di Cassazione con la sentenza del 3 febbraio 2021, n. 4075, riguardante l’incidente in cui è rimasto vittima un apprendista, precipitato, durante un intervento di manutenzione, insieme alla cabina ascensore su cui stava lavorando, ribadisce il concetto fondamentale per cui il datore di lavoro ha il dovere di porre in essere ulteriori cautele per evitare il pericolo di infortuni.
Questo anche quando non previste dal DVR, documento di valutazione dei rischi, di cui all’articolo 28 del Dlgs n. 81/2008 (Testo unico sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro).
Il caso riguarda un datore di lavoro condannato sia in primo che secondo grado di giudizio, in quanto responsabile di un grave incidente di un proprio dipendente apprendista.
Secondo i giudici di merito, Il datore di lavoro, nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) aziendale, avrebbe omesso di analizzare il rischio specifico causa dell’infortunio, nonostante la valutazione generica di tutti i rischi propri dell’azienda.
Il datore, si è difeso in fase di giudizio, adducendo che non vi è nessun obbligo imposto dalla legge di predisporre ulteriori sistemi di sicurezza, oltre quelli previsti nel DVR legittimamente predisposto ai sensi e per gli effetti dell’art. 28 del D.Lgs.81/2008.
La Cassazione non ha accolto la difesa del datore di lavoro, poiché la circostanza non mutava i suoi doveri nei confronti della sicurezza dei lavoratori da lui dipendenti; non è stata ritenuta causa esimente da responsabilità la circostanza che, come nel caso di specie, il DVR non avesse previsto specificamente tale rischio in quanto è obbligo del datore di lavoro adottare le idonee misure di sicurezza relative ad un rischio non contemplato.
Il datore di lavoro, infatti, ha agito in violazione degli artt. 17 e 28 del D.Lgs. n. 81/2008, che prevede l’obbligo di valutare “tutti i rischi”.
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Il tetto può diventare luogo di lavoro quando sono eseguiti degli interventi come ad esempio lavori di bonifica, installazione o manutenzione di impianti fotovoltaici/solari/di condizionamento, interventi di ristrutturazione ecc.
Il tetto è spesso un luogo di lavoro: dunque, prima di compiere lavori sul tetto è fondamentale uno scrupoloso sopralluogo del tetto.
Occorre verificare:
-caratteristiche della copertura
-pendenza ed eventuali discontinuità o dislivelli presenti
-condizioni della copertura
-sporgenze ai livelli sottostanti (balconi, tettoie).
Le verifiche devono essere effettuate da un tecnico competente ed abilitato, che pensi alla soluzione più opportuna per ogni singolo caso con particolare attenzione all’aspetto strutturale.
Per garantire un adeguato livello di sicurezza per chi opera sul tetto, è necessario assicurare condizioni minime di:
-accesso alla copertura
-percorrenza di aperture e corridoi
-sosta per effettuare le lavorazioni
-leggibilità della cartellonistica che informa circa le caratteristiche dei luoghi in cui si interverrà
Frequenza di utilizzo
In base alle volte in cui gli operatori salgono sul tetto, è essenziale selezionare dei sistemi di protezione adeguati, privilegiando quelli collettivi rispetto a quelli individuali e per interventi di costruzione, ispezione, manutenzione e realizzazione od adeguamento impiantistico.
Tipologia di copertura e materiale
Le tipologie dei dispositivi variano in funzione delle caratteristiche del manto di copertura presente o da posare del materiale con cui sono realizzate e dal loro profilo.
Variano anche in base alla tipologia dell’edificio in oggetto: se è un edificio di pregio artistico-architettonico, saranno preferiti i dispositivi puntuali rispetto ad una linea vita, esteticamente più impattante.
Geometria del tetto
La geometria del tetto influenza la scelta dei sistemi di copertura:
Tetto a due falde: l’operatore si sposta sulla linea di colmo?
Copertura a padiglione: l’operatore necessita di un sostegno intorno al quale ruotare?
Sono presenti parti del tetto dove l’operatore può cadere ed oscillare pericolosamente?
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Le linee vita e tutti i sistemi di ancoraggio sono oggetto di diversi tipi di ispezione.
La Norma UNI 11560:2014 prevede l’ispezione periodica sui sistemi anticaduta definitivi:
-Ispezione visiva, ogni 2 anni;
-verifica dei fissaggi e dispositivi, ogni 4 anni.
Il progettista o il progettista strutturale può stabilire una maggiore frequenza delle ispezioni tenendo conto delle condizioni ambientali e di utilizzo.
L’ispezione deve essere eseguita dal manutentore o dall’ispettore con assunzione di responsabilità: laddove si rilevino dei difetti o inconvenienti deve essere effettuata una ispezione straordinaria.
Si possono individuare diversi tipi di ispezioni:
Ispezioni che precedono il montaggio: durante le quali l’installatore deve verificare i componenti del sistema seguendo le istruzioni del fabbricante degli ancoraggi, del progettista e del tecnico strutturista.
Ispezioni prima dell’utilizzo delle linee vita: laddove l’ispezione dia esito negativo il sistema deve essere dichiarato come inutilizzabile e si deve procedere con un’ispezione di tipo straordinario.
Ispezioni periodiche: gli elementi da controllare sono stabiliti dal produttore, che fornisce insieme alle schede con le caratteristiche dei propri articoli, delle check list che riportano cosa verificare ed i criteri per la conformità del sistema di ancoraggi.
Quali controlli vengono eseguiti durante l’ispezione di una linea vita?
La norma UNI 11560 indica tutta una serie di verifiche che dovrebbero essere effettuate, sia visivamente che con l’ausilio di strumenti:
-verifica dell’impermeabilizzazione
-verifica dello stato di usura
-deformazioni
-tensionamento delle linee di ancoraggio
-serraggi dei dadi a vista
-fessure e situazioni di danneggiamento del supporto di installazione
-stato dei sistemi di fissaggio
L’arma migliore per chi opera in quota è la prevenzione e la corretta progettazione dei sistemi anti-caduta. I sistemi Linea vita da adottare, richiedono una valutazione anticipata dei rischi da ridurre ed eliminare.
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L’installazione delle Linee Vita è fondamentale quando si svolgono lavori in quota per mettere in completa sicurezza l’operatore.
L’installazione della Linea Vita deve essere eseguita in maniera corretta, provvedendo a fornire un accesso sicuro per poter raggiungere il primo ancoraggio utile. Dunque, è fondamentale affidare l’installazione soltanto a personale qualificato.
Ma quanto costa la Linea Vita?
Non è possibile fornire una risposta univoca: i fattori che determinano il costo di una linea vita sono diversi e di varia natura.
Tra questi rientrano:
-la metratura della copertura;
-la morfologia della copertura;
-la tipologia di dispositivo installato;
-la modalità di accesso all’edificio e alla copertura;
-prescrizioni accessorie regionali e/o comunali.
METRATURA E MORFOLOGIA DELLA COPERTURA:
Il costo è direttamente proporzionale alla metratura e alla morfologia della copertura. Infatti, coperture geometricamente più complesse e meno lineari richiedono più materiale e più tempo per installazione.
TIPOLOGIA DI DISPOSITIVO INSTALLATO:
In base alle finiture della copertura si scelgono i dispositivi da installare: ad esempio le lamiere grecata, richiedono dispositivi tecnologicamente più evoluti e più costosi.
ACCESSO ALLA COPERTURA/EDIFICIO:
La modalità di accesso all’edificio e alla copertura condiziona il costo della Linea vita: ad esempio se è necessario il noleggio di piattaforme di lavoro elevatrici.
PRESCRIZIONI ACCESSORIE REGIONALI E/O COMUNALI:
In alcune regioni, occorre redigere l’elaborato tecnico della copertura firmato da tecnico abilitato con allegata la relazione di calcolo sui fissaggi e sulla struttura di supporto. Anche questo incide sul costo di una linea vita.
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La prima fase dell’ispezione della linea di vita prevede il controllo dei documenti.
L’ispezione della linea vita è fondamentale per garantire l’efficienza del sistema di ancoraggio nel tempo e la sicurezza del personale che lavora in quota.
La prima cosa da controllare è il documento cartaceo per verificare la coerenza e la completezza del documento segnalando anomalie o integrando materiali mancanti ove possibile. A seconda della regione e della posizione, può assumere nomi diversi, come ETC (tabella tecnica tetto), tabella tecnica ancoraggio o scheda tecnica.
La documentazione è completa se ci sono:
-Il progetto grafico del sistema firmato dal progettista, con l’indicazione del percorso e dei punti di ingresso sicuri, delle zone sicure, dei bordi dove c’è il rischio di caduta, e delle eventuali zone dove il sistema di ancoraggio non può entrare;
-Relazione tecnica operativa con i metodi di utilizzo del sistema, compreso il tipo e le dimensioni dei dispositivi di protezione individuale combinati;
-Una relazione di calcolo strutturale firmata da un ingegnere strutturale qualificato, che dimostri che la struttura e gli elementi di fissaggio utilizzati possono resistere alle sollecitazioni del sistema di protezione anticaduta;
-Oppure, se previsto dal costruttore, la prova di accettazione strutturale deve essere eseguita secondo le istruzioni e si deve ottenere un risultato positivo;
-Manuale per l’uso e l’installazione del dispositivo anticaduta; Una dichiarazione che il programma di installazione è installato correttamente;
-Registri di ispezione e manutenzione straordinaria;
-il cartello in corrispondenza di ogni punto di accesso che richiami, quantomeno, a prendere visione del fascicolo tecnico.
-Piani di salvataggio e ripristino, soprattutto se il sistema è “limitato alla trattenuta della caduta” e non all’impedimento.
L’assenza di uno o più dei file sopra elencati può impedire l’ispezione visiva stessa.
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I cordini sono determinanti per molti aspetti della sicurezza sul lavoro in quota
Non basta infatti installare un sistema Linea Vita, ma c’è bisogno che l’operatore sia formato per poter utilizzare i dispositivi in maniera corretta.
Uno dei dispositivi utilizzati per ancorare l’imbracatura al sistema anticaduta è il cordino.
Esistono vari tipi di cordini e hanno la funzione di assicurare la persona a un punto di ancoraggio in modo da prevenire completamente o arrestarne in condizioni di sicurezza, le cadute dall’alto.
Cordino anticaduta con assorbitore di energia
Rispondono alla norma tecnica EN 354 ed EN 355 per la parte dell’assorbitore. Ci sono quelli regolabili o di lunghezza ridotta, elastici, doppi e ad Y. Quando viene utilizzato per l’ arresto di una caduta questo dispositivo si allunga notevolmente per poter dissipare l’energia quindi è fondamentale valutare lo spazio libero di caduta.
Cordino di posizionamento e trattenuta
Sono dispositivi utilizzati per permettere all’operatore di mantenersi in una posizione stabile con entrambe le mani libere (es. su di una PLE, un traliccio o su di un piano a caduta impedita).
Dispositivo regolabile di tipo guidato
Questo dispositivo, regolabile e costituito da un cursore che, se non azionato, rimane bloccato nella posizione imposta dal lavoratore, e da una corda di varia lunghezza (fino a 20 metri nella configurazione standard) .
Dispositivo retrattile
Sono tra i dispositivi più diffusi, e conformi alla EN 360, e più ergonomici se utilizzati correttamente. Leggere il manuale è importante, perché alcuni di questi dispositivi sono progettati per il solo uso verticale con un aggancio sopra la testa dell’operatore.
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Lavorando a determinate altezze, il lavoratore è esposto a rischi particolarmente gravi per la sua salute e sicurezza. L’incidente più diffuso nel settore dell’edilizia sono le cadute dall’alto. Cosa si può fare per evitare questi infortuni?
Il legislatore ha ben pensato di rendere obbligatoria la formazione per poter svolgere lavori a determinate altezze. Con l’emanazione del Testo unico per la sicurezza sul lavoro, d.lgs. n.81/2008, il datore di lavoro è obbligato a fornire un’adeguata formazione rispetto ai rischi specifici cui il lavoratore è esposto, in base all’attività svolta, alle normative di sicurezza e le disposizioni aziendali in materia, e ai rischi riferiti alle mansioni e ai possibili danni.
La formazione è, obbligatoria per attività lavorative rischiose come i lavori in quota e negli spazi confinati, che prevedono anche l’addestramento pratico a causa della complessità di tali attività. Particolarmente importanti sono anche le prove pratiche, che permettono all’operatore di simulare le condizioni di pericolo e apprendere le corrette procedure per lavorare in sicurezza.
Ma ci sono anche altri fattori, non meno importanti, che possono mettere in pericolo la sicurezza del lavoratore. Quali sono?
Possono essere i prodotti non certificati e di qualità scadente, un’errata installazione dei dispositivi anticaduta, magari da montatori non specializzati e l’assenza di revisione periodica obbligatoria.
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Non esiste un obbligo legislativo riguardo alle linee vita permanenti sui tetti condominiali.
Le linee vita permanenti servono a ridurre i rischi di caduta dall’alto. Per quanto riguardo i tetti condominiali, se non sono previsti interventi di manutenzione strutturali, non è obbligatorio installare il sistema Linea vita. I condomini e l’amministratore valuteranno l’eventualità di predisporli.
Gli obblighi e responsabilità dell’amministratore
Nel momento in cui debbano essere svolti dei lavori sul tetto, come sostituzione delle tegole, manutenzione al pannello fotovoltaico, l’assemblea del condominio di riunisce per incaricare un’impresa all’esecuzione, o in alcuni casi particolari è direttamente l’amministratore a decidere.
L’amministratore diventa il responsabile dell’incolumità degli operatori che vengono a svolgere i lavori facendo riferimento al Dlgs 81/2008, che prevede l’installazione di Sistemi Linea Vita in assenza di ponteggi.
Installare un sistema Linea Vita su un tetto condominiale
Quando si è giunti alla conclusione che è necessario installare un sistema Linea Vita, l’amministratore ha il dovere di commissionate il lavoro ad un’impresa qualificata e dovrà garantire loro le condizioni di sicurezza per svolgerlo. L’amministratore inoltre, dovrà custodire tutte le certificazioni che gli verranno rilasciate e commissionare le successive revisioni dell’impianto, che deve garantire la sicurezza nel tempo anche a fronte degli agenti atmosferici.
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La fase di progettazione dei sistemi Linea Vita è la più importante, affinché le coperture siano accessibili e sicure per gli operatori in quota.
La progettazione deve valutare diversi aspetti che caratterizzano il tetto sul quale si deve intervenire.
Quindi procedere con :
-una valutazione strutturale: angolazione del tetto e se sono presenti pensiline o balconi al di sotto di esso.
– valutare la maneggevolezza con cui gli operatori devono agganciarsi e la rapidità di accesso alle linee salvavita
-valutare la distanza libera di caduta su tutti i lati dell’immobile.
Inoltre, se i soccorritori specializzati non posso intervenire entro 30 minuti, è necessario avere in cantiere due persone formate specificamente per questo tipo di soccorso. Un operatore non può restare sospeso più di 30 minuti, si rischierebbe di aggravare la condizione clinica.
Dovranno inoltre essere installati ancoraggi supplementari da utilizzare solo per l’eventuale soccorso e avere dispositivi per il recupero di chi è caduto.
La migliore arma per la sicurezza di chi opera in quota è la prevenzione e la corretta progettazione dei sistemi anti-caduta.
Il lavoro sicuro è un diritto e un dovere.
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Il massimo livello di protezione per i lavoratori è assicurato dai DPI di 3° Categoria.
La sicurezza sul lavoro e la tutela della salute e dell’integrità del lavoratore vengono garantite dai DPI, strumenti di importanza fondamentale nel settore della prevenzione di rischi specifici, incidenti e pericoli.
Normativa DPI 3° Categoria
Facendo riferimento alla normativa D.Lgs. 81/08 i dpi di terza categoria in alcuni ambiti sono obbligatori.
La UNI EN 365 prevede e stabilisce che ogni DPI anticaduta sia sottoposto a regolare manutenzione ed ispezione periodica, specificandone i termini:
– Manutenzione: da effettuare ogni qualvolta il DPI viene utilizzato;
– Ispezione periodica: effettuata ogni 12 mesi, da persona competente, prevedendo un’ispezione approfondita per rilevare eventuali malfunzionamenti del DPI stesso.
Qual è la loro utilità?
Questi dispositivi nello specifico proteggono da::
- Miscele e sostanze pericolose per la salute
- Atmosfere carenti di ossigeno
- Agenti biologici molto dannosi
- Ambienti ad alta temperatura con effetti paragonabili a quelli di una temperatura dell’aria di almeno 100 °C
- Ambienti a bassa temperatura con effetti paragonabili a quelli di una temperatura dell’aria di – 50 °C o inferiore
- Radiazioni ionizzanti
- Scosse elettriche e lavoro sotto tensione
- Cadute dall’alto
- Getti ad elevata pressione
- Tagli da seghe a catena portatili
- Ferite da coltello o da proiettile
- Rumori particolarmente dannosi
- Annegamento
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