La sindrome da sospensione inerte descrive una serie di fenomeni che avvengono quando una persona rimane sospesa immobile in un’imbracatura. Tali fenomeni possono evolvere in perdite di coscienza o, addirittura, morte in pochissimi minuti. Quindi, una rapida gestione dell’evento da parte dei presenti, anche prima dell’arrivo dei soccorsi, potrebbe essere di vitale importanza.
È un rischio in cui può incorrere qualunque operatore che si trovi a svolgere un lavoro in quota, anche se dotato di tutti i dispositivi di protezione necessari e attento a ogni aspetto relativo alla sicurezza. Qualora, infatti, per qualsiasi motivo, l’operatore dovesse cadere al di fuori della copertura e perdere conoscenza si potrebbe incorrere proprio la sopracitata SINDROME DA SOPENSIONE, oltre ad eventuali lesioni dovute all’impatto con porzioni di edificio o balconi o oggetti.
Cosa fare, quindi, se un lavoratore rimane sospeso in quota?
La prima cosa da fare nel minor tempo possibile è allertare i soccorsi e possibilmente calare la persona senza mai togliere subito del tutto il peso del corpo dall’imbrago, in modo che il sangue ricominci a circolare molto lentamente.
Se, in conseguenza di una caduta, un lavoratore imbracato rimane appeso e immobile, viene interrotto il ritorno al cuore del sangue dagli arti inferiori per abolizione della pompa muscolare (mancato movimento) e per effetto compressivo dei cosciali; questo provoca il rallentamento del cuore, la diminuzione della pressione arteriosa e un aumento della pressione intratoracica con conseguente insufficienza cardiocircolatoria e ischemia cerebrale.
Allo scopo di prevenire l’insorgenza di tale sindrome, si riportano di seguito le principali norme di comportamento:
- mai essere soli;
- avere attrezzature (DPI) e capacità adeguate; a tale proposito, esistono appositi dispositivi in grado di fornire un appoggio per i piedi (utilizzabili ovviamente, solo da un operatore che non sia privo di conoscenza per effetto della caduta …);
- conoscere le manovre di autosoccorso e di soccorso;
- saper riconoscere i segni precursori e interrompere l’attività quando compaiono;
- buona condizione psico-fisica;
- prevenire i fattori predisponenti.
I fattori predisponenti alla sindrome sono la non conoscenza del problema, la disidratazione, lo sfinimento, l’esaurimento da calore o da ipotermia, patologie preesistenti, tipo di imbraco/errori nella sua regolazione, incapacità tecnica o problemi tecnici nelle manovre di autosoccorso ed eventuali eventi traumatici intercorsi durante la caduta.
Le attività di soccorso devono essere messe in atto immediatamente dagli altri operatori presenti; l’allerta dei soccorsi e la predisposizione delle manovre di salvataggio devono essere simultanee e, in caso di mancata comunicazione dell’emergenza, le attività di soccorso devono iniziare comunque.
Fondamentali sono le azioni che l’infortunato, se cosciente, può mettere in pratica autonomamente (azioni di autosoccorso), ovvero:
- muovere gli arti inferiori;
- sollevare gli arti inferiori;
- portarsi in zona di riposo (scarico peso dall’imbraco);
- idratarsi, riposarsi, rinfrescarsi/coprirsi.
I sintomi di allarme che devono far pensare all’insorgenza della sindrome da imbraco sono la presenza di sudorazione, nausea, vertigini, malessere generale, oppressione toracica e l’insorgenza di tachicardia / bradicardia e parestesie (alterazione sensibilità degli arti).
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